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11/12/2017
L'Albergo Diurno Segreto sotto il Duomo
Milano anni ’20. Fumosa e laboriosa in egual misura, città di uomini trafelati con vestiti scuri e bombetta e donne in caschetto con piume tra i capelli. Ecco, è questo lo sfondo che accompagna il racconto di oggi.
Cleopatro Cobianchi (il fratello fonda l’Amaro Montenegro) è così affascinato dai locali per i servizi dei viaggiatori londinesi che decide di portare la stessa filosofia a Milano, e non in un luogo qualsiasi: in Duomo. O meglio, sotto il Duomo.
È il 1924 l’anno in cui viene inaugurato il primo albergo diurno meneghino. L’ingresso è una pregevole scala semicircolare che dai portici della Galleria Vittorio Emanuele conduce sotto il livello stradale. Una moderna tana del Bianconiglio verso un mondo nascosto.
Sale di scrittura e incontri, rivendite di biglietti teatrali, servizi di stireria e di dattilografia, arrivando ad attività che oggi suonerebbero eccentriche, come l’affitto di binocoli da teatro e la pulizia di cappelli da uomo.
Queste erano solo alcune delle offerte sotterranee che accompagnavano il piatto principale, ovvero i bagni di lusso con docce e vasche, con barbieri e parrucchieri pronti ad accudire la borghesia milanese prima degli eventi serali.
Imprenditori, professionisti, ma anche studenti fuori sede che direttamente sotto la Galleria trascorrevano qualche ora destinata al relax e alla cura della persona, tra divanetti in pelle scura e antenati dei jukebox.
Forse oggi fatichiamo a comprendere appieno la grandiosità di questi corridoi con luci soffuse e vapore perpetuo, ma all’epoca, in un periodo storico all’insegna del lavoro e l’industrializzazione, l’albergo diurno Cobianchi offriva una modernità internazionale senza eguali. Basti pensare anche al solo costo di realizzazione: 4 milioni di lire, corrispondenti a 4 miliardi odierni, e lievitati nel dopoguerra per essere stato vittima dei bombardamenti aerei del 1943.
Nel 2015 ha ospitato decine di eventi in occasione dell’Expo e oggi è sede del Circolo della Letteratura e delle Arti di Milano, con molti appuntamenti dedicati a letture, musica, cabaret, ecc.
È aperto al pubblico gratuitamente quasi ogni giorno, a pochi passi dall’albero di natale di piazza Duomo; un salto nel passato sotto gli occhi di tutti ma che pochi conoscono. Da vedere almeno una volta, con l’appunto mentale di viverlo immaginandosi le atmosfere di quasi un secolo fa.
Milano anni ’20. Fumosa e laboriosa in egual misura, città di uomini trafelati con vestiti scuri e bombetta e donne in caschetto con piume tra i capelli. Ecco, è questo lo sfondo che accompagna il racconto di oggi.
Cleopatro Cobianchi (il fratello fonda l’Amaro Montenegro) è così affascinato dai locali per i servizi dei viaggiatori londinesi che decide di portare la stessa filosofia a Milano, e non in un luogo qualsiasi: in Duomo. O meglio, sotto il Duomo.
È il 1924 l’anno in cui viene inaugurato il primo albergo diurno meneghino. L’ingresso è una pregevole scala semicircolare che dai portici della Galleria Vittorio Emanuele conduce sotto il livello stradale. Una moderna tana del Bianconiglio verso un mondo nascosto.
Sale di scrittura e incontri, rivendite di biglietti teatrali, servizi di stireria e di dattilografia, arrivando ad attività che oggi suonerebbero eccentriche, come l’affitto di binocoli da teatro e la pulizia di cappelli da uomo.
Queste erano solo alcune delle offerte sotterranee che accompagnavano il piatto principale, ovvero i bagni di lusso con docce e vasche, con barbieri e parrucchieri pronti ad accudire la borghesia milanese prima degli eventi serali.
Imprenditori, professionisti, ma anche studenti fuori sede che direttamente sotto la Galleria trascorrevano qualche ora destinata al relax e alla cura della persona, tra divanetti in pelle scura e antenati dei jukebox.
Forse oggi fatichiamo a comprendere appieno la grandiosità di questi corridoi con luci soffuse e vapore perpetuo, ma all’epoca, in un periodo storico all’insegna del lavoro e l’industrializzazione, l’albergo diurno Cobianchi offriva una modernità internazionale senza eguali. Basti pensare anche al solo costo di realizzazione: 4 milioni di lire, corrispondenti a 4 miliardi odierni, e lievitati nel dopoguerra per essere stato vittima dei bombardamenti aerei del 1943.
Nel 2015 ha ospitato decine di eventi in occasione dell’Expo e oggi è sede del Circolo della Letteratura e delle Arti di Milano, con molti appuntamenti dedicati a letture, musica, cabaret, ecc.
È aperto al pubblico gratuitamente quasi ogni giorno, a pochi passi dall’albero di natale di piazza Duomo; un salto nel passato sotto gli occhi di tutti ma che pochi conoscono. Da vedere almeno una volta, con l’appunto mentale di viverlo immaginandosi le atmosfere di quasi un secolo fa.
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